Auximum
è l’ultima delle colonie costituite da Roma lungo la costa adriatica nel II sec.
a.C. La deduzione della colonia romana, riportata o al 157 a.C. oppure al 128
a.C. è stata preceduta da una prima fase di urbanizzazione dell’oppidum
preromano e di età ellenistica, già presente sulla collina di Osimo grazie agli
interventi, dei censori del 174 a.C. Q. Fulvio Flacco e A. Postumio Albino. A
seguito di alcuni prodigi avvenuti tra il 174 e il 172 a.C., furono fatti
costruire ponti, strade e tabernae nel foro e fu appaltata la costruzione delle
mura in opera quadrata. La pianificazione urbanistica avviata da questi
interventi dovette adattarsi alla orografia e morfologia del sito. Sulla collina
di Osimo, costituita da un pianoro articolato sopraelevato sul territorio, è
stato realizzato un modello urbano di crinale in cui la forma ortogonale
dell’impianto viario è stata obbligata a inserirsi in uno schema difensivo
irregolare. Nel tessuto urbano dell’attuale centro storico è riconoscibile
l’impianto parzialmente ortogonale dell’antica città con le obbligate deroghe
imposte dalla situazione ambientale. E’ stata proposta una articolata
suddivisione della città in insulae di 1 x 1 actus (parte centrale), di 1 x 1,5
actus (zona orientale) e di 2 x 2 actus (zona dell’arce), con l’inserimento di
vie e insulae anomale.
Il principale monumento romano di Auximum è costituito dalle mura urbiche.
Conservate per ampi tratti, soprattutto nel settore Nord, segnano i contorni
della collina occupata dalla città e permettono di ricostruire, con una certa
sicurezza, il loro intero circuito. L’area occupata dall’abitato non è molto
estesa (200-300 x 600-700 m) ed è stato calcolato che il circuito totale
delle mura possa essere di circa m 1700, inglobando un’area di poco inferiore ai
16 ha. Il tratto meglio conservato delle mura è posto sotto il convento di S.
Francesco sul lato N della collina, dove è visibile uno splendido esempio, lungo
circa m. 200, di mura romane isodome in opus quadratum.
I blocchi rettangolari (1-1,6 m x 40-45 cm) sono di tufo locale. Venti ricorsi
di blocchi sono ancora in situ, posti a regola d’arte. Le mura, larghe 2 m.
raggiungono l’altezza di 10 m o più. Tre sono le porte urbiche: a N.O., Porta
Vetus Auximum sulla strada per Ancona, a S, Porta Musone, sulla strada per
Cingulum, Aesis, Trea e a E., la porta sulla strada per Potentia, non visibile,
e individuabile nell’area di Largo S. Agostino. Una postierla, aperta sul lato
N, permetteva l’accesso ad una fonte sottostante, sistemata ad esedra che dalla
tradizione locale viene assegnata a Pompeo Magno, da cui la denominazione di
Fonte Magna. Insieme con altri apprestamenti e cunicoli essa forma un complesso
che secondo Procopio assicurava i rifornimenti idrici alla città. Le attuali
strade del centro storico coincidono parzialmente all’impianto viario della
colonia romana con il Corso Mazzini che ricalca il decumanus maximus, mentre via
del Sacramento il cardo maximus. L’Arx, sul Gomero, ha le sue proprie mura in
opus quadratum i cui resti sono visibili nel palazzo del Vescovo. Il Foro, nella
zona centrale della città, in corrispondenza delle piazze del Comune e Boccolino,
doveva presentare una sistemazione terrazzata i cui ambienti di supporto erano
utilizzati per cisterne, come confermato dalla recente riscoperta di una di
queste. Il Capitolium può essere ipotizzato dove ora si erge la Cattedrale. Qui
una tradizione locale colloca il tempio di Giove. Ambienti circolari e voltati
individuati in Piazza don Minzoni e in via S. Francesco vengono riferiti con
prudenza ad edifici termali. Case private sono state ipotizzate in relazione ad
alcuni ritrovamenti di pavimenti a mosaico come quello individuato e visibile
sotto Palazzo Recanatesi in via Lionetta. Ricca è la documentazione epigrafica
restituita da Auximum con dediche onorarie ad importatori (Traiano, Marco
Aurelio, Lucio Vero), mentre, altre iscrizioni sono riferibili a magistrati, ai
culti e ai sacerdoti e ai collegia (“centonarii” “fabri”). Notevole è la dedica
a Pompeo Magno del 52 a.C. del quale forse ad Osimo si conserva un frammento di
una statua onoraria con parte della gamba destra, dal ginocchio a sopra la
caviglia, con sostegno a forma di corazza di tipo ellenistico. Si tratta di un
frammento di statua in marmo bianco, di buona qualità, forse di produzione
urbana che appartiene ad un gruppo di statue iconiche in nudità eroica di I sec.
a.C.
Tale tipo statuario, noto da diversi esemplari di cui il più famoso è costituito
dal “Generale di Tivoli”, è stato impiegato per onorare quanti avevano preso
parte alle guerre dell’ultimo secolo della Repubblica, ricoprendo alte cariche
militari.
Accanto a questi rari esemplari importati da Roma, si segnalano ad Osimo
numerose altre sculture e rilievi di produzione locale, in prevalenza a
carattere funerario, che attestano una intensa attività cittadina e un alto
tenore di vita. Di grande significato il legame attestato tra Osimo e il console
T. Titius del 31 a.C., onorato come patronus dai cives Romani qui Mytileneis
negotiantur e patrono di Auximum, in quanto, identificabile con il produttore
delle anfore con marchio T. Titius, non può essere escluso tra i nominativi
della rosa dei possibili titolari degli impianti produttivi di Monte Torto.