Le fasi del restauroe la realizzazione del calco
Questa operazione ha portato alla conoscenza di una superficie fratturata nella
parte bassa, cosa che fa ritenere che la stele in origine avesse un’altezza
maggiore dell’attuale, ed alla scoperta di due figure animali sugli spigoli del
doppio spiovente. La successiva operazione ha riguardato la rimozione delle
croste nere effettuata per applicazione di un impacco di polpa di cellulosa
imbevuta di carbonato d’ammonio in soluzione satura ricoperta con pellicola di
polietilene e lasciata agire per un tempo di circa 2- 3 ore. Una volta tolto
l’impacco ed eliminate con l’ausilio del bisturi le croste nere, la superficie
lapidea è
stata risciacquata con acqua demineralizzata e spazzolino di setola. La
rimozione dei residui delle sostanze sovrammesse più tenaci è stata in seguito
ultimata con attrezzatura specifica, quale ablatore ad ultrasuoni e
microsabbiatrice ad ossido di alluminio. La superficie della pietra è stata
infine protetta tramite stesura a pennello di una resina acrilconica in
soluzione del 70% di acetone.
IL RESTAURO
Lo stato di conservazione della stele si presentava piuttosto precario: il
manufatto situato all’aperto e quindi eposto all’attacco degli agenti
atmosferici, era completamente inserito in un muro a mattoni lasciando a vista
solo la parte frontale; la superficie lapidea aveva diverse morfologie di
degrado: il volto della donna era quasi completamente ricoperto da una crosta
nera più spessa ed evidente soprattutto nei punti di maggiore sottosquadro,
mentre le parti più aggettanti (naso, fronte, labbra, mento) a causa di un
ripetuto fenomeno di dilavamento e conseguente disgregazione,
presentavano una superficie resa scabrosa e ruvida dalla perdita dello strato di
finitura originale. Il volto dell’uomo, per quanto non ricoperto come l’altro da
crosta nera, era però ugualmente interessato dal fenomeno di dilavamento e
disgregazione ed ugualmente presentava una superficie scabrosa e ruvida, in
molti punti, a causa della perdita dello strato di finitura originale. Inoltre
tutto il bordo del manufatto era ricoperto da un sottile strato di malta
cementizia che in parte ne falsava l’aspetto nascondendo alcuni particolari, e
rendendo anche difficile una sua lettura.
Per effettuare le necessarie operazioni di restauro e per realizzare il calco
richiesto dal Comune di Osimo, è stato innanzitutto necessario provvedere alla
rimozione del manufatto dal muro dove era inserito, quindi è stato portato in
Laboratorio per essere sottoposto ai successivi interventi. Si è quindi
proceduto per gradi effettuando come prima operazione la rimozione meccanica
della malta cementizia utilizzando microscalpelli con la punta al vidia.
IL CALCO
Prima di iniziare l’operazione di realizzazione della matrice per il calco, la
superficie della stele è stata ricoperta con uno strato di cera diluita data a
spruzzo in modo da creare una patina di protezione che garantisse il distacco
del negativo con facilità ed evitasse inoltre l’assorbimento nelle porosità
della pietra degli oli contenuti nella resina siliconica utilizzata in seguito.
La conformazione della stele e la sua lavorazione hanno consentito di realizzare
la matrice in un unico pezzo. È stata così realizzata una piccola cassaforma con
coperchio in truciolato, di proporzioni poco più grandi del manufatto, nella
quale è stata deposta la stele con la parte frontale a vista. È stata quindi
colata con molta cura la gomma siliconica fino a colmare tutto lo spazio residuo
fra i bordi della cassaforma e la stele. Una volta catalizzata la gomma è stata
aperta la cassaforma e distaccata la matrice dall’originale, facendo attenzione
che non si rompesse. Quindi, riadagiata la matrice nella cassaforma, è stato
realizzato il positivo della stele con un impasto composto di resina poliestere
e polvere di graniglia di marmo bianco di diversa granulometria (dopo aver
effettuato diversi campioni per mettere a punto la composizione e la colorazione
dell’impasto). Dopo aver riempito, fino ad uno spessore di circa 10 cm, il
negativo con l’impasto, sono stati inseriti tre perni in acciaio inox filettati
della lunghezza di circa 20 cm per consentire successivamente l’ancoraggio della
copia, quindi si è completato il riempimento della matrice.
Durante la fase di polimerizzazione della resina i tre perni sono stati fissati
al coperchio della cassaforma, precedentemente predisposto, con appositi bulloni
per garantirne la perfetta verticalità. Ad essiccazione avvenuta, si è separato
la gomma dalla copia ed è stata effettuata, laddove necessario, una leggera
patinatura con colori ad olio, per accordare in ogni punto la colorazione
dell’originale con la copia. Infine la copia è stata inserita, al posto
dell’originale, nel vano del muro ove quest’ultimo era collocato.