Cinque Torri

La piazza e la cisterna

Il SINDACO
Alberto Niccoli
Il mese scorso si è svolta a Osimo la Festa dei fiori, e il centro di tutte le iniziative è stato in Piazza, in quel complesso articolato di spazi composto da piazza del Comune, Boccolino, don Minzoni e dalla prima parte del Corso. Vorrei svolgere alcune riflessioni sulla Piazza, su quel che contiene, quel che rappresenta, quel che si vede e quel che non si vede.
La Piazza è il centro della città, il centro fisico, in primo luogo: chiunque venga a Osimo sa che fra le due collinette che compongono il centro storico, quelle che hanno per culmine il Duomo l'una e piazza Dante l'altra, vi è un posto centrale costituito dalla Piazza. E' il punto di ritrovo per tutti gli osimani, per quelli del centro, e per quelli della periferia, per quelli del capoluogo e per quelli delle frazioni; lo è per gli osimani e per quanti vengono da fuori, per turisti e ambulanti, per studenti e impiegati.
A Venezia, città tra le più belle del mondo, vi è un'unica piazza, san Marco; tutti gli altri spazi aperti sono chiamati campi, perché di Piazza ve ne è una sola.
Anche ad Osimo, fatte le debite proporzioni, la Piazza è una; le altre, infatti hanno tutte bisogno di un nome proprio: Dante, Rosselli, Marconi, Granisci, Giovanni XXIII ecc...
La Piazza non è solo uno spazio fisico, è in primo luogo un punto di riferimento ideale e di valori: li ci si incontra per parlare, ci si incontra casualmente o in modo programmato; li sta il palazzo comunale, ove pulsa la vita amministrativa della città; sulla Piazza si affacciano alcuni degli edifici più belli; soprattutto il mese scorso, grazie agli addobbi della Festa dei fiori, l'ambiente era splendido di luce e di colori. Gli architetti sanno quanto l'ambiente sia importante per favorire lo sviluppo di valori sociali e culturali; la Piazza contribuisce non poco in questa direzione.
La Piazza è ambiente ricco e stimolante, ma solo parzialmente noto e utilizzato.
Grazie alle ricerche di una giovane osimana, brillante laureata nella facoltà di architettura di Firenze, Paola Polverini, abbiamo riscoperto, a distanza di tanti anni, la presenza, sotto il selciato della parte centrale della Piazza, di una cisterna romana di enormi dimensioni 25 metri di lunghezza per 22 di larghezza, per circa 4 di altezza, e forse ancor più grande - che sta sotto il polo del terreno, a poca profondità, nella zona compresa fra il negozio di 'Davidì il Vecchio', la farmacia di Bartoli, le logge e il negozio di Colonnelli.
Per cunicoli e cantine, siamo riusciti ad entrare in una parte di questa cisterna, ancora piena d'acqua, oltre che di scarti di vecchie costruzioni; abbiamo, in pochi fortunati, visto il colmo di alcune volte e alcuni mattoni vecchi più di duemila anni; abbiamo fatto
pochi passi nelle aree praticabili e immaginato quel che è ancora da scoprire.
La cisterna era stata studiata più volte, nel corso dei secoli; in modo assai ampio lo fu nel 1839, dal Bonfigli, che effettuò alcuni scavi.
Nella sua relazione al proposito, fra l'altro egli scrive: "Mi ero lusingato di poter ridonare alla pubblica vista tutto il vasto edificio, monumento di antica grandezza: ma fu forza abbandonare il pensiero (per i rischi di stabilità della Piazza e degli edifici circostanti)... Pochissimi pezzi di marmo si rinvennero negli scavi; li ho impiegati nella costruzione di un tavolinetto rotondo, che destinai alla sala delle sedute consiliari".
Don Carlo, dalla cui Storia di Osimo ho ripreso la citazione, aggiunge, a proposito del tavolinetto: "Dove sarà finito?".
Ebbene, il tavolinetto è ancora lì, nella stanza a fianco della Sala gialla, e chiunque voglia, può vederlo anche oggi, bello ed elegante, con tanti piccoli pezzi di marino di vari colori, testimonianza della ricchezza della nostra storia.
Dobbiamo riscoprire quella cisterna romana, dobbiamo liberarla dai detriti, riportarla alla luce, renderla insomma praticabile dopo una corretta operazione archeologica di restauro e scavi. Allora, la Piazza sarà ancora più ricca di storia e di interesse per tutti gli osimani.

Reperto archeologico proprio al centro della città
L'idea e quella di riportarlo alla luce