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La contrada di Campocavallo ieri e oggi La contrada di Campocavallo ieri e oggi
La Chiesuola e l'immagine dell'Addolorata All'angolo dell'incrocio centrale, nella proprietà di un tal Nazzareno Taddioli, nel 1870 era stata costruita una chiesetta dove si celebrava la Santa Messa nei giorni festivi. Dall'anno 1883 le Sante messe vennero celebrate dal sacerdote don Giovanni Sorbellini, futuro fondatore del Santuario odierno. Don Giovanni, raccoglitore diligente e conservatore di immagini sacre, aveva acquistato, tra le altre, una oleografia della Vergine Addolorata da un venditore ambulante. L'immagine della Madonna (cm 52 di altezza e 38 di larghezza) rappresenta la Vergine che accoglie tra le braccia il Figlio morto, deposto dalla croce. L'immagine non è artisticamente pregiata, ma è sempre stata oggetto di grande devozione. Erano passati otto anni da quando don Giovanni aveva esposto nella rustica chiesetta l'immagine dell'Addolorata. I1 16 giugno 1892, al termine della messa, quasi tutti i fedeli erano usciti di chiesa. Alcuni erano rimasti a pregare. Tra questi un gruppo di donne che ad un tratto videro il volto della vergine cambiare: gli occhi si muovevano aprendosi e chiudendosi, come in un volto di una persona viva. La fama di questo fatto si diffuse rapidamente ovunque, di bocca, in bocca, di famiglia in famiglia, di paese in paese. La notizia della Madonna che "muoveva gli occhi" oltrepassò ben presto i confini della regione, ma anche quelli dell'Italia stessa, e nei paesi di religione cattolica, come Francia, Belgio, Spagna, Austria, Ungheria, si diffuse con rapidità fulminea. Fu un accorrere di fedeli e anche di curiosi da ogni parte d'Europa. Numerose furono le conversioni e moltissime anche le dichiarazioni di persone che affermarono di aver ricevuto guarigione da malattie. Le testimonianze, scritte e orali sul movimento degli occhi e sulle avvenute grazie e favori celesti, molti dei quali da definirsi veri miracoli, furono innumerevoli, rilasciate non solo da gente comune, ma anche da persone colte, assuefatte alla critica, non facili a credere. Da allora, anche se oggi in misura inferiore, il Santuario è meta di pellegrinaggi provenienti da ogni parte d'Italia e anche dall'estero. Con i pellegrini, che giungevano numerosissimi a Campocavallo, arrivarono anche doni di ogni genere alla Madonna: anelli, bracciali, coralli, diamanti e pietre pregiate. Quegli oggetti furono poi venduti da una commissione nominata dal Vescovo. Se ne ricavò una somma di circa ventimila lire d'allora (1892), che rappresentava un discreto fondo. Si pensò subito a costruire una nuova chiesa, tanto ampia da poter contenere, almeno in parte, quelle moltitudini che si affollavano a Campocavallo. Si acquistarono così cinquemila metri quadrati di terra per la cifra di tremila lire, L'architetto osimano Costantino Costantini fece il disegno e i lavori iniziarono in quello stesso anno. II corpo principale della chiesa era giunto fino alla cupola dopo tre anni, mentre la facciata e il campanile rimasero indietro e vennero portati a termine nel 1913. La caratteristica dominante della struttura architettonica del Santuario è l'arco a sesto rialzato. La facciata o prònao dà al visitatore un'idea preliminare dell'interno. I suoi tre grandi archi monofobi della base preannunciano le tre navate interne. Il tempio infatti è a tre navate divise da dieci pilastri e sei colonne. Ha la pianta a croce latina e occupa un'area di 50 metri di lunghezza per quasi altrettanti di larghezza. Dal pavimento alla croce della cupola sono circa 47 metri; il campanile è di qualche metro più alto. Mentre nelle antiche basiliche o nelle vecchie chiese dei secoli scorsi, gli altari sono numerosi e distribuiti con regolarità, a Campocavallo essi sono tutti fissati alle absidi, che sono tre principali e due secondarie, disposte simmetricamente. Rilevanti da un punto di vista artistico sono senz'altro i bassorilievi in cotto che adornano esternamente l'intera struttura del tempio. Il Santuario di Campocavallo, ormai da alcuni decenni, è il fulcro della tradizionale Festa del Covo. Oggi il Santuario, a causa del tempo e delle intemperie, ma soprattutto per effetto delle falde freatiche del sottosuolo, presenta una situazione statica piuttosto preoccupante. Dal 1990 in poi, anche a seguito della serie di terremoti, in particolare quello del 1997, il Santuario ha riportato una serie di danni strutturali che hanno determinato una certa instabilità dell'edificio stesso a partire dalle fondamenta. Questo stato di cose è oramai abbastanza visibile anche nella natura delle crepe sempre più ampie, presenti nel soffitto e in alcune parti delle pareti. Inoltre i decori in cotto, il fregio forse più prezioso dell'intero tempio, si stanno sgretolando e richiedono un urgente intervento di restauro. |